I nuotatori con disabilità intellettivo relazionale della Polisportiva Bresciana No Frontiere stanno vivendo un’esperienza particolarissima, che li sta appassionando e li sta aiutando anche in vasca. Vediamo di cosa si tratta nel racconto di Albino Marognolli, responsabile tecnico del settore DIR della società bresciana.

Il progetto nasce qualche anno fa come esperienza momentanea, ma che ha trovato corpo e piena attuazione a supporto della preparazione degli atleti di nuoto agonistico del settore DIR della Polisportiva Bresciana No Frontiere.

L’esigenza manifestata e sentita da tutti i ragazzi agonisti di aumentare le sedute di allenamento mi ha portato a pensare di doverli sostenere attraverso uno stimolo nuovo che potesse migliorare la concentrazione, il controllo della respirazione, l’elasticità muscolare, l’ampiezza articolare e la conoscenza più profonda del proprio corpo, al fine di ottenere un gesto tecnico in acqua più sciolto, efficace e produttivo con la convinzione che questa attività si rifletta positivamente anche sull’efficacia dell’attività condizionale.

Ho chiesto ad un amico, Pierpaolo Lombardi, maestro di yoga (lui si definisce facilitatore di yoga e meditazione) ma anche terapeuta in riflessologia plantare, craniosacrale biodinamica, corpocoscienza, di entrare in collaborazione con la nostra polisportiva applicando la disciplina ai nostri ragazzi in modo dedicato.

Quindi abbiamo pensato di chiamare il progetto “Yoga Training”, proponendo una seduta settimanale di un’ora seguita poi da una seconda ora di trasformazione in acqua.

Di seguito, invece, pubblichiamo la relazione di Pierpaolo Lombardi.

Quando nel 2014 mi fu proposto di lavorare per la prima volta con la “Polisportiva Bresciana No Frontiere” ero alla mia prima esperienza come insegnante di Yoga. Non mi era perciò ancora ben chiaro come proporre ad altri una disciplina che già da 10 anni praticavo in maniera costante ma come “allievo”. Quello che però mi era molto chiaro è che lo Yoga, per quanto da molti considerato solo un’attività di tipo spirituale, ha un ottimo approccio corporeo per qualsiasi essere umano, anche affiancabile a qualsiasi tipo di attività, sportiva e non.

Si parte da lì: dal portare il corpo in determinate pose, in forma statica o dinamica, in forma semplice o complessa. Questo non può far altro che, con la costanza, rendere il corpo tonico, sciolto, aperto, flessibile, agile. E tengo a sottolineare che non si tratta solo di stretching. Questo perché la tonicità non è affatto un aspetto secondario e l’eccessivo allungamento muscolare può essere un problema piuttosto serio per le articolazioni.

La cosa che ho capito fin da subito è che il fatto di portare lo Yoga a persone con disabilità non è mai stato un problema, anzi, mi ha permesso di far capire e capire io per primo ancora meglio il messaggio fondamentale di questa disciplina, e cioè che ciascuno di noi, dal punto di vista fisico e ancora di più mentale, può avere delle aperture e delle chiusure, dei limiti e delle potenzialità che possono essere viste, sciolte, sviluppate.

L’approccio di oggi e di allora è sempre lo stesso: accedere alle possibilità di ciascuno da più punti di vista, integrandoli: respiro, lavoro fisico, concentrazione. Lo Yoga insegna a respirare in maniera completa, utilizzando tutti gli “accessori” a nostra disposizione: diaframma, cassa toracica, muscoli intercostali, clavicole. Questo permette di affrontare meglio qualsiasi attività, da quella sportiva a quella lavorativa aiutandoci anche a percepire come il respiro è un metro di misura del nostro stato mentale ed emotivo.

Il lavoro corporeo attraverso le posizioni (asana) è un completo, non riferito solo ad un ambito muscolare o ad una parte del corpo. Per lo Yoga è fondamentale il concetto di tensegrità, e cioè che nel corpo ogni distretto è perfettamente connesso e interdipendente, in un continuo gioco di tensione e rilascio, di compressione e di rilassamento (come d’altronde ci insegna il modello meccanico muscolare) e quindi l’approccio con le posizioni permette di lavorare, anche se in maniera specifica sulle anche ad esempio, o sulle spalle, con tutto il corpo, con tutti i suoi distretti. L’unione di questi due punti di vista, respiro e fisico comporta un certo grado di attenzione, di concentrazione e quindi anche la mente è estremamente attiva ed attenta. Ci sono poi esercizi specifici che portano ad una modalità rilassata e perché no, meditativa proprio durante quelli che sembrano all’apparenza semplici esercizi fisici.

Tutto quanto detto finora fa capire come davvero lo Yoga può diventare parte integrante di una qualsiasi attività umana, specialmente se di tipo competitivo e sportivo, sia perché migliora l’attività muscolo-scheletrica, sia perché porta ad uno stato mentale rilassato e concentrato per affrontare ogni contesto sociale, specialmente dove la competizione può generare situazioni di stress o di fatica.

Cosa facciamo durante una sessione di Yoga? In un primo momento ci si rilassa, respirando, abbandonando il corpo e la mente per ammorbidirli e prepararli ad una successiva fase attiva e di movimento. La seconda fase comprende un lavoro fisico, statico se si vuole lavorare sul potenziamento e sulla tonicità muscolare, dinamico se si vuole accedere all’agilità e alla fluidità articolare. Esercizi specifici di concentrazione aiuteranno poi l’atleta a focalizzarsi sul respiro e sul momento presente partendo dal corpo che è lì, ora, allontanando così tensioni dovute a pensieri, preoccupazioni, paure.

Questo è lo Yoga, questo è l’apporto che questa straordinaria disciplina può dare ad un’attività come il nuoto ad esempio, specialmente se praticato in maniera agonistica. Assolutamente accessibile a chiunque, con qualsiasi modalità fisica, mentale, emotiva.